Ai riti che si tramandano di generazione in generazione affianchiamo l’utilizzo delle tecnologie più contemporanee.
Niente concimi di sintesi. Per arricchire i terreni di sostanze nutritive usiamo ancora il letame, il compost e i residui della potatura, proprio come facevano i nostri nonni. E per favorire la biodiversità e la ricchezza del suolo mettiamo a dimora piante amiche del vigneto, capaci di migliorarne il microclima e favorirne una crescita più sana.
Una rete di stazioni meteo verifica in tempo reale le condizioni dell’ambiente, mentre l’utilizzo di immagini satellitari segue lo stato di benessere delle aree del vigneto: otteniamo così una mappa che ci permette di dosare con precisione le risorse necessarie allo sviluppo delle piante. Un toccasana per tutto l’ecosistema.
Viene effettuata rigorosamente a mano e con l’utilizzo di piccole cassette per il trasporto dei grappoli. In questo modo il nostro tesoro arriva integro alla pressatura.
ScopriCi sono piante che quando crescono vicino alla vite ne migliorano la qualità. La senape è una di queste: grazie alle sue radici che penetrano in profondità è capace di mantenere soffice il terreno e nel contempo ne assorbe il fosforo insolubile. Quando viene tagliata, il suo fogliame diventa compost molto ricco per fertilizzare il terreno.
Descrivere i vigneti Berlucchi come un posto meraviglioso e poetico non basta. Per rendere l’idea di questo luogo unico dobbiamo parlare anche di ricerca e innovazione.
Viene effettuata rigorosamente a mano e con l’utilizzo di piccole cassette per il trasporto dei grappoli. In questo modo il nostro tesoro arriva integro alla pressatura.
Delicatezza, è la parola chiave che indica il processo di separazione con il quale otteniamo la materia prima da cui tutto ha inizio: il mosto.
Il mosto si trasforma in vino in un ambiente a temperatura controllata e con un ridotto impiego di solfiti: meno del 50% rispetto a quanto concesso dal disciplinare biologico.
È una delicata procedura che può essere eseguita solo da esperti enologi. Si tratta di creare il vino desiderato attraverso l’assemblaggio di vini provenienti da fermentazioni diverse.
Quando i lieviti hanno consumato tutti gli zuccheri le bottiglie iniziano l’affinamento nella cantina storica. Qui possono riposare da un minimo di diciotto mesi fino a un massimo di dieci anni.
Quando i lieviti hanno consumato tutti gli zuccheri le bottiglie iniziano l’affinamento nella cantina storica. Qui possono riposare da un minimo di diciotto mesi fino a un massimo di dieci anni.
Terminato il periodo di affinamento, ciascuna bottiglia viene capovolta e ruotata con un ritmo definito per far scivolare i residui dei lieviti verso l’entrata del collo, a contatto con il tappo.
Le bottiglie capovolte passano attraverso un processo che ne congela solo i colli. In questo modo i residui si bloccano a contatto con il tappo. Poi la bottiglia viene stappata, e il residuo ghiacciato espulso. La piccola perdita di vino viene poi colmata con Franciacorta scelti dall’enologo.
Finalmente viene inserito il tappo di sughero definitivo e vengono apposte le etichette. Ma non è finita perché ora la bottiglia dovrà riposare ancora da un minimo di tre mesi fino a un anno.