La tignoletta è una farfalla che di gentile, almeno per le nostre viti, non ha proprio niente. Anzi. Rappresenta, di fatto, uno dei maggiori fattori di rischio naturale per gli acini e quindi per la produzione delle nostre pregiate uve.
La tignoletta è una farfalla che di gentile, almeno per le nostre viti, non ha proprio niente. Anzi. Rappresenta, di fatto, uno dei maggiori fattori di rischio naturale per gli acini e quindi per la produzione delle nostre pregiate uve.
Noi, però sappiamo come combatterla: mandandola in confusione. Sessuale. Ma prima di tutto, conosciamola più da vicino.
Dal punto di vista scientifico, la tignoletta (Lobesia botrana) è un lepidottero notturno. E’ diffusa in tutta Italia, si riproduce due, ma in certe regioni (specialmente al Sud) anche e tre e addirittura quattro volte all’anno.
La prima generazione avviene in primavera. La farfalla, dopo avere trascorso l’inverno all’interno della crisalide, si risveglia e depone le uova sui fiori della vite.
Ma è la seconda generazione a causare i maggiori rischi alle coltivazioni, perché l’insetto ovidepone sugli acini.
Come si riconosce la tignoletta? Le uova, hanno forma lenticolare appiattita, diametro di 0,6 , 0,7 mm., colore che varia dal giallastro al momento della deposizione al nero in prossimità della schiusa.
Le larve sono inizialmente bianco – nocciola per diventare giallo –verdastro nella fase adulta; mentre la crisalide, detta anche pupa, ha un colore bruno – rossastro ed è avvolta in un bozzolo sericeo chiaro.
La tignoletta adulta si manifesta come una farfalla grigia dalla livrea marmorizzata percorsa da variegature di colore, bruno, azzurro e giallo.
Come ci si difende da questa minaccia? C’è chi usa trattamenti chimici, chi trattamenti biologi, chi trappole a ferormoni, basati su colle entomologiche che catturano e intrappolano i maschi della tignoletta. Noi no.
Per combattere la tignoletta abbiamo scelto una pratica naturale molto seguita in agricoltura: la confusione sessuale.
Nel vigneto vengono piazzati dei diffusori di ferormoni che emettono falsi richiami sessuali che attirano i maschi.
In questo modo raggiungiamo lo stesso risultato che otterremmo con trattamenti chimici, ma a zero impatto ambientale.