BERLUCCHI VENDEMMIA L’ERBAMAT: SARÀ L’UVA DEL FUTURO IN FRANCIACORTA?

Da Berlucchi è in corso la prima vendemmia dell’uva bianca autoctona Erbamat. I raccoglitori sono al lavoro nel vigneto Castello, un ettaro di vigna biologica sulle balze del maniero medievale di Borgonato.

Settembre 21, 2017

Da Berlucchi è in corso la prima vendemmia dell’uva bianca autoctona Erbamat. I raccoglitori sono al lavoro nel vigneto Castello, un ettaro di vigna biologica sulle balze del maniero medievale di Borgonato.

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Da alcuni anni Berlucchi, attraverso prove in campo e microvinificazioni, collabora con il Consorzio Franciacorta, studiando e sperimentando le potenzialità dell’Erbamat.

Nel 2016, vista l’introduzione della varietà nelle modifiche al Disciplinare di quest’anno – dove se ne autorizza l’impiego nella cuvée dei Franciacorta (escluso il Satèn) per un massimo del 10% – il team agronomico ha sovrainnestato un ettaro di Chardonnay nella porzione orientale del vigneto Castello.

La vendemmia odierna si prospetta generosa per quantità e qualità: i grappoli sono sani, e le analisi pre vendemmiali evidenziano acidità ben equilibrata.

“L’Erbamat è una varietà piuttosto delicata, che dà il meglio coltivata su terreni asciutti. Soggetta a ustioni, va protetta dai raggi ultravioletti: abbiamo scelto di impiantarla sul versante est della collina del castello, che presenta tra l’altro un suolo privo di ristagni idrici”, spiega Arturo Ziliani, enologo e AD della Guido Berlucchi.

“Matura da metà settembre a ottobre, un mese dopo lo Chardonnay e il Pinot Nero: si propone quindi come una delle risposte franciacortine al cambiamento climatico. Le microvinificazioni degli anni scorsi hanno evidenziato acidità bilanciata, profumi floreali e buona longevità. Con questi presupposti, siamo davanti a una varietà sulla quale investire per il futuro del territorio, attingendo dalla tradizione contadina locale”, continua Ziliani.

La coltivazione dell’Erbamat risale dagli albori della Franciacorta enologica: lo citò già l’agronomo Agostino Gallo nel suo Le dieci giornate della vera agricoltura, e piaceri della villa (1564) come varietà presente anche sulle colline franciacortine.