Critico, curatore e storico dell’Arte
Nato a Ferrara nel 1952, Vittorio Sgarbi si laurea nel 1974 presso l’Università di Bologna, perfezionando gli studi in storia dell’arte, dopo iniziali interessi per la filosofia e la letteratura, prima nella relativa scuola di specializzazione, poi da borsista presso la Fondazione Longhi di Firenze. In qualità di storico dell’arte, lavora dal 1977 in Veneto come funzionario ministeriale nell’amministrazione periferica dei beni culturali, cominciando al suo interno una carriera che lo ha visto nel ruolo di ispettore e direttore, prima di conseguire, nel 2010, la carica massima presso la Soprintendenza speciale per Venezia. E’ stato docente universitario a Bologna, Udine e più recentemente a Perugia, dove oggi ancora insegna. Deputato al Parlamento italiano per cinque legislature (1992-2006-2018) e all’europeo per una (1999-2001), è stato sottosegretario ai Beni Culturali (2001-2002), consigliere della Regione Sardegna (1994), sindaco di San Severino Marche (1992-1994, Salemi (2008-2012) e Sutri (dal 2018) assessore alla cultura del Comune di Milano (2006-2008), Urbino ( dal 2014), Cosenza (dal 2016). Dal 2003 presidente dell’Accademia di Belle Arti di Urbino, è stato Alto Commissario per la valorizzazione della Villa del Casale di Piazza Armerina (2005-2012), curatore del Padiglione Italia alla Biennale di Venezia del 2011 e ambasciatore per le Belle Arti all’Expo 2015 di Milano. Grazie ai numerosi articoli giornalistici e, soprattutto, alle frequenti presenze televisive che l’hanno reso personaggio conosciutissimo, introducendo modi di comunicare in radicale contrasto con quelli compassati e perbenisti prima di lui dominanti, Sgarbi é senza dubbio il più noto storico dell’arte che l’Italia abbia mai annoverato, attribuendo alla figura tradizionale nuove valenze che aggiungono alla competenza di settore, messa a disposizione di un uditorio quanto mai vasto nell’intento prioritario di promuovere l’educazione di massa al patrimonio culturale, un’inedita capacità intellettuale di spaziare in ogni possibile campo dell’opinione. Sono oltre cento le esposizioni d’arte di cui é stato curatore – fra di esse Giotto e il suo tempo (2000), Giorgio De Chirico. Opere 1909-1973 (2002), Parmigianino (2003), Mattia Preti (2013), e un centinaio le monografie di argomento artistico di cui é autore, fra le quali Carpaccio (1979, 1994), Palladio e la Maniera (1980), Il sogno della pittura (1985), Davanti all’immagine (1989), L’Italia delle meraviglie (2008), Piene di grazia (2011), i vari volumi de Il tesoro d’Italia (2012-19), dimostrando analoghe capacità di trattazione nel registro scientifico come nel taglio più didattico, a cui appartengono molte delle sue pubblicazioni più conosciute.