Quando parliamo di Franciacorta, Chardonnay e Pinot nero sono i vitigni più coltivati, senza dimenticare che anche il Pinot bianco può essere impiegato per produrre un Franciacorta, ma mai sopra il 50%.
Nei Franciacorta “bianchi”, lo Chardonnay è quasi sempre maggioritario, mentre il Pinot nero aumenta nelle versioni “rosé”, dove non può essere inferiore al 35%.
È facile trovare Chardonnay in purezza su alcune produzioni, anche ottime. Quasi sempre il Satèn è esclusivamente Chardonnay. In questa tipologia di vino infatti non si può utilizzare il Pinot Nero.
Lo Chardonnay riesce a sviluppare una varietà di componenti aromatiche, soprattutto quando il passaggio sui lieviti è più lungo. È un’uva perfetta per donare armonia e morbidezza.
Il Pinot nero regala corpo, complessità, mineralità. Può essere austero e quasi tagliente.
Per questo motivo Chardonnay e Pinot nero vengono messi spesso insieme in proporzione variabile, proprio per massimizzare le specifiche caratteristiche di ognuno e favore di un preciso risultato finale.
Se cercate più morbidezza, provate uno Chardonnay in purezza. Mentre se inseguite più corpo e struttura scegliete un Pinot nero al 100%. In mezzo avrete un’incredibile varietà e complessità, e magari quel che vi piace di più è proprio in una sapiente fusione dei due.
È il lato delicato dei Franciacorta. È un vitigno armonico, morbido, con aromi fruttati. È particolarmente apprezzato da chi si avvicina al mondo dei vini spumanti Metodo classico per la prima volta.
Corposo e deciso, apporta aromi di frutti rossi alla cuvée ed è il vitigno principe per la produzione dei rosé. Si presta bene anche all’invecchiamento. Maggiore è l’apporto di Pinot nero, più sarà strutturata la cuvée.
Possiede un profumo intenso e fruttato e ha un gusto equilibrato. È un vitigno che conferisce freschezza, morbidezza, e una discreta struttura.
È un’antica varietà autoctona della Franciacorta ed è stata da poco inserita nel disciplinare. Conferisce note di acidità molto apprezzate in cantina.